EDIPO RE_make da Sofocle

Regia: Cinzia Maccagnano
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Drammaturgia e regia
Cinzia Maccagnano

con:
Dario Garofalo
Cinzia Maccagnano
Luna Marongiu
Cristina Putignano
Raffaele Gangale

Scene e costumi
Monica Mancini
Consulenza musicale
Lucrezio de Seta
Assistente alla regia
Marta Cirello

Quello di Edipo è il dramma dellaconoscenza, il dramma di un uomo vinto dalla fatalità malgrado la sua volontà e lasua ribellione. E innanzitutto la ribellione avviene in se stesso: è lui che evoca la ragione e poi l’istinto, creando dialoghi serrati, che diventano sempre più interrogatori, con Creonte e con Tiresia, quasi fossero voci interiori che lo tormentano e lo inducono a scavare nel conscio e nell’inconscio affinché la verità si palesi accecante come la luce. Edipo sa ed ha dimenticato, perciò intraprende un percorso dall’interno verso l’esterno che riporta se stesso e lo spettatore a quella Verità inevitabile, già presente. Il dentro e il fuori: il male è fuori come rappresentazione del dentro, e il dentro emerge e incalza.

Il Coro sin dall’inizio è il fuori che spinge Edipo a trovare la causa di tanto male. La peste dilaga a Tebe come una coltre senza speranza che si spande per chiedere il suo tributo. La peste è un nero che tutto invade, come la visione della realtà da parte di chi ha un malessere. È la non-speranza. Edipo appare, nel cuore della notte, ai piedi del talamo nuziale, tormentato da incubi, pensieri ed echi di voci di popolo.

Così comincia il suo viaggio iniziatico dal buio della sua esistenza al bagliore accecante del vero. Tutto il percorso è una rappresentazione di cui Edipo soltanto è inconsapevole. Creonte prima, Tiresia poi e la stessa Giocasta, ciascuno a proprio modo, sembrano condurre il re a specchiarsi per vedere sé stesso e, “per oscura che sia”, la sua stirpe. La scena ruota e con lei il punto di vista, quasi imitando il movimento di una macchina da presa, per mettere a fuoco le dinamiche e i rapporti tra i personaggi che agiscono in un dichiarato gioco di messa in scena che si fa sempre più chiaro man mano che Edipo perde lucidità precipitando nell’inganno della rappresentazione resa esplicita dalla costruzione di un vero e proprio “teatrino” su cui prende forma l’inesorabile tragedia. “Luce, ora ti vedo per l’ultima volta!”grida quando ormai è tutto rivelato e la luce abbagliante del vero non può che lasciare spazio alle tenebre. Ma per quanto accecante la verità, è l’unica strada verso la consapevolezza a cui alla fine giunge Edipo che, privandosi degli occhi e dell’inganno che da essi ne è venuto, intraprende la via della conoscenza di sé e della catarsi.

“La vita finisce dove comincia.”